Un uomo del '900

Quando un argomento non si conosce, ci si deve mettere in un angolo e ascoltare in silenzio. Vivere mi ha insegnato che qualcosa s'impara sempre, quantomeno a stare zitti.
Comunque.
 Un gruppo di ragazzi si è seduto ai tavoli e hanno cominciato a smanettare sulle tastiere dei loro pc. O meglio...il mio è ancora un pc con i tasti, lo schermo, il cavo...loro hanno altro, roba che sembra essere appendice delle loro mani.
Sentivo che parlavano di E-Book, libri elettronici, e poi una sequenza di parole anglofone che proprio non ho capito.
Quello che ho inteso, invece, che esiste un mondo enorme che sta da qualche parte qui attorno e che non vediamo ma che parallelamente cammina con noi, fatto di minuscoli segnali elettrici che ci contengono come una moderna arca di Noè.
 Pensare che i libri possano essere stipati a centinaia in una scatoletta metallica mi angoscia e mi sorprende: ho libri dappertutto, sotto il bancone, nei ripiani...
Sapere che una semplice pigiatura di un tasto può determinare un giudizio più o meno favorevole da parte di una massa e non da parte di un critico specializzato, mi solleva: secondo me l'arte non si giudica mai. Al massino piace o meno.
Però, pur capendo poco, ho assorbito delle sensazioni.
Per esempio, che sono un uomo del '900 e tale rimarrò.
Che i ventenni di oggi hanno speranze diverse dalle nostre, ai loro anni, ma le hanno.
Che la fantasia quando troppo supportata, diventa qualcos'altro che ha a che fare con l'omologazione.
Che nonostante tutto, la paura di parlare in pubblico, la timidezza, il rossore sulle guance, quello non sarà mai addomesticato.
Che il mio locale sembrava fuori dal tempo.
Che è giusto siano loro ad avere spazio adesso.
Che, comunque, fra trent'anni, saranno desueti come me, adesso.
Che tutto sommato, va bene così.



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