La sosta

Non mi ero accorto che molti passano da qui per fare una sosta. Una banalissima sosta.
Un tempo perchè si andava a piedi e ci si ristorava il corpo. Oggi il corpo va da sé ma la mente no.
Quella ha bisogno di ristoro e di ritrovarsi.
Ci sono tanti che hanno lasciato un po' del loro cuore dentro a delle scatole di cemento chiamate uffici e ancor di più dentro abissi sconosciuti chiamati ambizioni. Altri hanno perduto il senso della semplicità e fanno dei corsi per ritrovarla quasi fosse un abito confezionato. Qualcuno si è perso per strada inseguendo fantasmi e idee di grandezza.
Ma la maggioranza ha solo spento il motore che alimenta l'emozione di vedere le cose per ciò che sono e son sempre state, risucchiati da un movimento veloce di questa strana navicella chiamata consumi.
La vita è tremendamente semplice e volere tutto e oltre non serve a nessuno se non a pochi.
Si può e si deve smettere di sprecare, consumare tutto come fosse infinito. Nulla è infinito.
Per questo tanti passano di qui per fare una sosta, per riprendere fiato e decidere i passi successivi. Qualcuno si ferma, qualcuno torna indietro, qualcuno cambia il passo, qualcuno annega nel bicchiere.
Tutti, vivono.

Commenti

  1. In un bel film di Antonioni si diceva che ogni tanto ci si deve fermare per aspettare che arrivi l'anima. Non dovremmo mai smettere di vivere così. Hai ragione Paolo, le cose non sono infinite e nemmeno le persone. Grazie di queste soste che ci regali.

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  2. Questo è luogo di sosta, di "posa" come dicevano le lavandaie della vecchia Genova quando, risalendo la città con i panni sporchi delle famiglie ricche, posavano il pesante fardello di fronte l'Osteria della mia bisnonna, sotto le mura del Righi, per farsi un bicchierino. O come la sosta delle "camalle" a Lavagna, che a due a due portavano dalla montagna al mare, sulla testa, blocchi di ardesia fino a 80 kg. Nel giorno della donna, preferisco ricordare che certi pesi, voi donne, continuate a portarli. Per questo, forse, comprendete meglio le soste.

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