L'ornamento


Un ornamento.
A volte mi convinco che le parole usate da molti siano soltanto un ornamento per la bocca, gli occhi e i gesti che compiono. Quando sento parlare quelli che sono a capo di qualcosa trovo nelle loro parole una tale gestualità sonora che sa tanto di manuale delle parole che vanno dette.
Stare a capo di qualcosa o qualcuno o entrambe le cose insieme, presuppone un'esposizione inevitabile; una posizione scomoda dove è difficile rendersi invisibili. Per questo soggetti a maggiori pressioni e anche a privilegi. Però trovo molto squallido, quando, in tali posizioni, si preferisce conformare un messaggio e delle azioni a quelle di tutti, per non correre almeno due rischi: l'impopolarità tra i propri pari e la perdita di potere. Sarà anche per questo, forse, che in certe posizioni o sono troppo vecchi o sono troppo giovani e in genere sono sempre gli stessi; i primi guidano e i secondi si lasciano guidare.
Quando li sento, le rare volte che vengono a nascondersi in un posto come il mio, lontano da occhi indiscreti, per parlare di "strategia", mi da molto sui nervi sentirli spostare persone come birilli su una scacchiera in nome del profitto, della redditività.
Mi da molto sui nervi sentire che tutto ciò che sta sotto di loro è certamente inferiore; mai che li senta mettere in discussione i loro privilegi; mai che venga il dubbio che un operaio a 1000 euro mese e famiglia a carico possa anche avere paura e non solo esser loro ostile.
Un ornamento.
Le parole che spesso questi signori usano, sono un ornamento sonoro, come un bel fischiettare in mezzo ad un bosco, increduli che possa esistere la possibilità che faccia notte e ci si possa perdere nel fitto della boscaglia.
Sto parlando di cose così ovvie e banali da non essere neppure interessante.
Solo che, a forza di ovvietà, stiamo perdendo il senso della realtà.

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