Genova e i gatti

Qui da me i gatti si trovano bene.
E non solo perchè li sfamo, anche, naturalmente; ma si trovano bene perchè non li giudico.
Il gatto rifugge i giudizi.
Il gatto per sua natura, libera e contorta, sta alla larga dai giudizi di chicchesia e soprattutto alla larga dagli impiccioni, dai vezzeggiatori, da chi si arroga il diritto di pretenderli sempre disponibili.
Il gatto si arrocca sopra un tetto o una pensilina e osserva, con occhi socchiusi, ciò che accade.
Forse i gatti si trovano bene da me perchè probabilmente devo essere stato un gatto una vita o l'altra. Forse non me ne accorgo ma miagolo e gonfio il pelo; cerco le persone e le evito.
Ne parlavo ieri sera con un'amica scrittrice.
Si parlava di scrittura, di cosa vuole dire sentirsi scrittori o esserlo; la differenza tra fare un libro, scrivere un libro o sentirlo, un libro. Di questa inevitabile frenesia che sono le parole articolate.
A ben vedere uno scrittore è come un gatto; si nutre degli incubi altrui, dei gesti altrui, osservando tutto da una posizione privilegiata. E come un gatto decide quando è il momento della carezza o del cibo.
Sarà anche il fatto di essere nati qui, a Genova, luogo bizzarro dell'anima, prima che del corpo; luogo da cui fuggi con l'elastico legato alla vita...e ribalzi indietro, prima o poi; e maggiore è l'estensione dell'elastico e maggiori sono le volte che rimbalzi avanti e indietro. Torni e fuggi e poi torni ancora. Come un gatto, la sera o dopo giorni.
Genova è città di gatti e... di topi: bisogna essere un po' entrambe le cose per comprendere meglio tutto.
Ma non ditelo ai gatti...sono permalosi.

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