Genova


Per quanto uno si sforzi di girare il mondo, aprire nuove strade, cambiare spesso direzione, a un certo momento della vita si fanno i conti con le proprie radici.
Come se, dove abbiamo posato lo sguardo la prima volta nella nostra vita fosse in qualche misura parte stessa del nostro DNA. Non ci si può fare nulla.
Ne parlavo ieri sera, prima della chiusura, con un amico abituale frequentatore di questo locale. Lui ha girato e ancora gira per il mondo. Ha una professione di rilievo, ha contatti in molta parte del mondo è, a modo suo, un personaggio pubblico nel senso che di lui in molti conoscono esistenza e consistenza.
" Quando sono qui di fronte,  in mezzo a queste case, capisco che sono a casa" mi ha detto, lasciandomi colpito e felice. Felice perchè è un sentimento che condivido e anche perchè è come se di colpo mi si fosse svelato un mio simile, qualcuno cui non devo spiegare troppo.
L'appartenenza ha un grande valore molto spesso sottovalutato e temuto; l'appartenenza siamo ciò che ci distingue e ci rappresenta. Non a caso usciti dal nostro guscio tendiamo a cercare similitudini con ciò che abbiamo lasciato, poi impariamo le novità, scopriamo nuovi atteggiamenti e pensieri e molte volte ne assimiliamo gran parte. Ci mischiamo e mischiandoci generiamo nuove forme, linguaggi. Come fare dei figli, a ben vedere; si miscela e si crea da due distinte unità. E come i figli, il legame è il DNA, la storia, e così è l'appartenenza a un luogo dove si è aperto gli occhi e del quale si è assorbito l'essenza.
E ci sono luoghi che hanno qualcosa di magico in più che tutto questo rende estremo.
Uno di questi luoghi si chiama Genova.
Casa mia.

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