Fuori controllo

Immagina una mattina di svegliarti in una testa che non sai controllare.
La stanza, gli abiti, perfino le scarpe, le mutande che sono sempre le stesse che lavi da venti anni, tutto questo non lo controlli più.
Come se ciascuno di essi si fosse preso la libertà di uscire dal tuo controllo e iniziasse a percorrere una strada tutta sua: le mutande che non vogliono stare nel cassetto, le scarpe sempre sporche e dispari; la stanza che vuole essere un castello, il paesaggio fuori dalla finestra che si burla di te dagli occhi delle finestre aperte.
Immagina che tu possa osservare ogni cosa da una posizione distaccata.
Che tu non sei dentro a quelle mutande o in quella stanza ma solo uno strano oggetto che sembra somigliarti fisicamente.
Provi ad aprire la porta di casa e fuori, sul ballatoio, ti aspettano topi e ragni e buio.
E ti viene da fare quelle scale ripide di corsa per non farti prendere.
E quando sei nell'aria, sul momento ti sembra di respirare, ma dopo quattro passi vorresti non essere mai uscito da quella stanza.
La testa comincia a pulsare, le gambe si fanno molli e nella gola un buco verso l'esterno che devia l'aria che inghiotti in uno strano rigurgito interno.
I marciapiede sono montagne, la gente ostacoli, il semaforo un pendolo da ipnosi che ti obbliga ad appoggiare la schiena da qualche parte per non cadere.
E le tue mutande, le tue scarpe, ti precedono così la maglietta acquistata quindici anni prima, lo zaino solamente rimane appeso alla schiena e tu, come un pastore nel panico, cerchi di radunare tutte le pecore del tuo abbigliamento perché tornino insieme.
Ma la gente, le persone sono lì intorno che vivono una vita, camminano dritte, qualcuno ride altri sono seri o preoccupati.
Ma quasi tutti parlano tra loro e tu non parli con nessuno.
Non parli perché non sai cosa raccontare, dire, fare e perché non si può parlare con le mutande che vanno altrove e le scarpe non sanno stare al loro posto e le tue tasche sono vuote e la testa non sai più dove sia.
La folla, i gruppi, gente che ride, coppie per mano, sono bocche aperte e denti aguzzi che si fanno via via sempre più grandi intanto che sopravanzi.
Allora scappi, ti rifugi nella stanza, passi sopra i topi, i ragni, oltrepassi il buio e ti rinchiudi in modo che mutande, scarpe, tasche vuote, non fuggano in giro e la tua testa aspetta il prossimo sonno per chetare.
 


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