L'odio e la paura

Qualcuno ha scritto che siamo dei sonnambuli, le città sono piene di sonnambuli, di gente che dorme e non da mai la sveglia alla propria anima.
Questo fatto dell'anima, della spiritualità, dell'inconscio, del conscio, sono ombre che spesso mi spaventano e chi si spaventa in genere ha delle debolezze legate alla paura, verso qualcosa che non conosce e verso, soprattutto, il timore di affrontarla. La paura io non la so spiegare.
Non so spiegare cosa accada da far si che nel volgere di pochi minuti un qualsiasi dettaglio, benché minimo e irrisorio ai più, mi metta addosso tutta questa paura. Paura di esistere, di fare quel passetto in più dove non sei più protetto da una qualche stabilità che ti sei costruito, ma devi rischiare anche di cadere. Allora sto fermo, non rischio, guardo gli altri, gli invidio la capacità di fare, di rischiare, di vivere. Perché a me questa parola "vivere" è una di quelle che mi mette paura.
E quando mi accorgo di tutto questo, arriva lui, l'odio, l'odio verso ciò che sono, l'odio verso ciò che faccio.
Non siamo macchine né giuste né sbagliate. Non siamo neppure macchine. In fondo non ci rompiamo mai e tutto sommato non ci sono pezzi di ricambio per farci andare avanti.
Allora che si fa?
Forse ci si dovrebbe accontentare di avere un'anima tra le tante che come tante cerca solo di essere ciò che è, nonostante tutta la nostra fatica per impedirglielo.

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