La ragione dei giusti

Ci sono ore che sanno di orologi fermi da tempo.
Nei dialoghi che ascolto, noto sempre di più il vuoto e la sbadataggine verso la presa di conoscenza di se stessi.
Non sento parole che si mischiano, ma concetti che si sbattono contro, veloci come particelle impazzite dentro un acceleratore.
Si corre, individualmente, cercando un traguardo e ignorando il paesaggio intorno.
Si corre perché sembra la sola possibilità per esistere.
Una gara continua contro un tempo che non si lascia svolgere ma si butta indietro cercando vittorie e conferme del proprio correre.
Ridurre il tempo per allungarlo, come se una maratona ci garantisse vita eterna.
Il caffè si trangugia intanto che si telefona, l'alcool perché allontana inebriando.
Ci si guarda appena e si ascolta ancora meno.
Si sente, come una musica in un parcheggio di un supermercato, sottofondo indistinto e continuo.
Si sente di dover dire, essere certificati in qualche misura.
Ultimamente vedo occhi stanchi, abiti curati per una qualche apparenza confortante.
Ma quasi mai qualcuno che ti chieda come stai, chi sei, cosa desideri.
Sembra esserci una sola ragione possibile: quella giusta.
Mario non c'è più.
E' andato via un pomeriggio di fine Gennaio in quella solitudine tanto simile al momento della venuta la mondo.
E' andato via, da qualche parte, di certo qui nei miei pensieri.
Mi mancheranno i suoi silenzi e il suo guardare sinceramente perplesso.
Mi mancherà la sua epoca che è anche la mia.
La ragione dei giusti non prevede l'osservazione ma il possesso di una posizione consona piuttosto che di un giudizio definitivo.
Ci sono buone ragioni per chiudere un Osteria. I costi e ancora di più la mancanza di sguardi, di armonia, di complice appartenenza.
La ragione dei giusti, dei nuovi giusti, ti vuole giusto come loro, altrimenti non esisti.
Come un caffè in una tazzina senza manico. 


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