Il buco nella tasca

Un tizio, qualche giorno fa, è entrato e mi ha domandato:
" Lei sa come tappare i buchi nelle tasche?".
Sono rimasto un po' sorpreso, lui si è girato ed è andato via.
Non so cosa sia, come mai entrano tutti qui da me, forse è il nome sulla porta " Osteria del tempo sospeso" che li invoglia a non lasciare nulla intentato. Francamente non lo so.
Qualche amico si compiace con me per come gestisco questo locale, per la libertà che si respira.
Va a sapere.
I complimenti mi piacciono e mi fanno vergognare un po': abbiamo tutti i nostri fantasmi con cui fare i conti. Io li faccio con i fantasmi di me e restare dietro al banco a servire caffè o bicchieri di vino, un po' mi riconcilia.
Però quella frase mi è rimasta in testa e da alcuni giorni non penso ad altro.
Perché mi ha fatto quella domanda? Quale urgenza lo ha spinto al mio banco e con quell'ansia porre una questione che prevedeva una soluzione immediata che non ho saputo soddisfare?
 Magari non ce ne rendiamo conto ma chissà quante volte, durante una giornata qualunque, un nostro atteggiamento va a colpire l'animo di qualcuno cui noi neppure sappiamo l'esistenza. Ma del resto a chi non capita di infastidirsi per un commento su un giornale, una parola ascoltata sull'autobus, un atteggiamento altrui al quale diamo un valore sproporzionato all'intenzione del gesto stesso?
Quando credevo di poter essere un'altra cosa rispetto a ciò che sono oggi, ricordo che l'indifferenza degli altri per le mie caratteristiche mi provocava rabbia e fastidio. Rammento quella sensazione da criceto nella ruota nel raffrontarmi a chi se ne infischiava dei miei lavori, dei miei pensieri. Non solo, ma dava l'impressione di tenermi a distanza da qualcosa che per lui era come un territorio riservato
Forse intendeva questo il tizio?
Costruire mondi dentro di sé senza mai farli vivere per davvero è come mettere oggetti in una tasca bucata di una giacca senza fodera.
Credo che l'indifferenza e il pregiudizio di molti li si combatta lasciandoci emergere senza timore, non nascondendo nulla in tasche precarie, ma lasciando che tutto si manifesti a qualsiasi costo, anche quello di rimanere senza giacca. Oppure tappare il buco, metter dentro, e accontentarsi di rigirar gli oggetti nella mano protetta dalla tasca.
Si...forse questo intendeva.
Almeno mi piace pensarlo.

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