L'orso

Un tempo non lontano, non avevo quest'osteria.
Facevo altro, ero un altro. Avevo una casa, dei soldi, molti soldi, degli amici, molti amici, pacche sulle spalle e la certezza di essere dalla parte del giusto, sempre e comunque.
Pagavo le tasse, risparmiavo, facevo vacanze e ogni giorno acquistavo il giornale che neppure aprivo, ne leggevo a mala pena i titoli, la pagina della mia squadra di calcio e lo lasciavo ad ingiallire al sole sul sedile della mia auto di grande cilindrata.
Potevo fare quasi tutto, anche sperperare denaro, sbagliare un acquisto, pagare una multa salata.
Nulla mi sarebbe potuto accadere.
Nulla.
E da lì vedevo qualcuno dormire sui marciapiede e ne provavo compassione, giusto il tempo di superarlo e andare oltre.
Sentivo dei disagi di amici con molti figli e poche entrate ed ero certo di capirne la fatica, ma andavo oltre, passato il lamento restava il silenzio.
Un silenzio consolatorio, tranquillizzante, che fa dormire, da solo o in compagnia di qualcuno.
Dormi e passa.
Un altro giorno che sembra lungo e monotono, che passa e tu con lui.
Finche non accade che l'orso temuto bussa alla tua porta, con il suo pelo freddo e le unghie affilate, entra e ti porta via con sé.
In un giorno o una settimana o chissà, l'orso, quella paura che chiamavo orso, è arrivata per me.
Mi ha spogliato di tutto, della certezza, dei denari, delle auto, degli amici sorridenti e complici.
Ha lasciato che restassi a guardare quell'umanità dormire sul marciapiede, mi ha consentito di riuscire a guardarla negli occhi, alla stessa altezza, senza giudizio.
Ho sentito il freddo delle scarpe sbagliate perché solo quelle a disposizione.
Quest'osteria non mi rende sereno e forse libero.
Mi rende ricco perché ho scoperto il valore del poco o del nulla.
Mi rende ricco e di questa ricchezza non so che fare se tenuta solo per me: va spesa, distribuita.
Quest'osteria è il solo sogno possibile.
Questi tavoli, le bottiglie, la gente che entra e va, un mondo che ancora mi domando perché non ho mai abitato prima.
Semmai sentiste un rumore nelle scale, tranquilli, forse è l'orso che viene a prendervi.
Accettatelo: è un amico.



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