L'affitto della libertà

Il proprietario di questo locale mi ha chiesto l'aumento dell'affitto. Mi ha chiesto il doppio. Il doppio, le quattrocento euro mensili vuole che diventino ottocento, così, come se niente fosse. Il mio locale non è in centro, non vive sul passaggio dei turisti, ma sulla costanza dei residenti, sulla loro abitudine a venire dentro almeno una volta al giorno, per un caffè o poco altro. Questo locale è aperto dal 1974, l'ho spesso restaurato io, ho sempre pagato puntuale e il poco che avanza mi consente di vivere.
Ora mi raddoppia l'affitto, come se non mi conoscesse, come uno qualunque. E in nome di che, poi?
Il proprietario di questo locale è proprietario di tanti altri locali e di moltissimi appartamenti nel centro della città, la sua dinastia risale ai tempi della Repubblica, quella cosiddetta aurea, quando commercianti senza scrupoli come loro, finanziavano a tassi inauditi spedizioni oltre mare per guerre di religione in terre arabe.
Il proprietario vive sottotraccia, veste dimesso, non ti guarda negli occhi quando ti parla e gli occhi sono piccole fessure serrate alla luce.
Dice che la crisi mangia le rendite. E dice anche che commercianti cinesi sono disposti a offrire più del doppio e che mi sta favorendo.
Il proprietario è lo stesso che durante le prime migrazioni marocchine, affittava tuguri senza servizi, nel centro storico, in nero e a prezzi fuori mercato e ricattatori.
Però, il proprietario, la sua famiglia, la sua dinastia, ha anche delle vie dedicate, palazzi tutelati dall'UNESCO che ora affitta a peso d'oro; e questo proprietario, così come pochi altri come lui, gode della rispettabilità che si conviene a un nobile, si perché pure titoli nobiliari ha. E da noi i nobili, i ciarlatani e i furbi se non vanno al Governo quanto meno decidono le sorti quotidiane della gente normale e nulla si può contro di essi, protetti " dal clero o dallo stato" per dirla come Guccini.
E a noi che rimane? Che rimane della nostra vita? Delle nostre coerenze?
A noi che resta da fare? Andare o restare? Finire ai margini o lottare?
E ad Attilio, Mario, alla signora Pina a tutti quelli che prima della partita alla domenica vengono a prendere da me il caffè con la sambuca, perché porta bene, dicono loro, a loro che resterà? Quale altro saccheggio alle abitudini dovranno sopportare in nome dell'Economia?
Forse tra poco piove, sembra autunno ma odora d'estate.
In televisione dicono che il Governo cadrà perché i parlamentari che hanno come capo partito un condannato, pretendono che questi sia graziato in nome di non si sa che; e se non accadrà si dimetteranno tutti facendo così cadere un governo.
E a noi, noi, le persone, che resta di tutto ciò?
Bicchieri di vino e caffè freddi?
Incazziamoci, perdio.

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