Pensieri di pioggia

Piove.
Se ne sentiva il bisogno in questa calura.
Ho aperto come al solito l'osteria alle sette; durante la settimana chi si reca al lavoro fa una capatina qui: uno sguardo ai giornali locali, un caffè o altro e gli occhi già stanchi di chi è trasportato controvoglia nella routine.
Sabato e domenica, succede altro.
Succede che si parla, una mezza battuta o lunghi discorsi, con leggerezza o a mezza voce: ma si parla.
I volti sono quasi sempre gli stessi ma hanno una differente maschera non so dire se gioiosa o riposata, certamente un'altra, parallela e trascendente il tempo.
Molti sono genitori e spesso portano i figli con sé.
Li guardo e non so cosa pensare.
Da non padre, da solitario famigliare di me stesso, osservo e m'interrogo sul come sarei potuto esser io se mi fossi impiegato nel ruolo genitoriale.
Non trovo risposte: non ce ne sono.
Al massimo immagino brevi istantanee di momenti gaudenti o di fiera appartenenza.
Ma poi, al primo capriccio di bimbo, tutto svanisce.
Mi piacerebbe esser nonno, in compenso; di quelli che raccontano storie di un passato lontano ai nipoti per esorcizzare il fine corsa e immaginarsi oggetto di ricordo a corsa terminata.
Piove.
E' domenica e la pioggia non sembra neppure pioggia, non sembra ostacolo o fastidio ma solamente un diversivo alla noiosa tiritera del giorno dopo giorno.


Commenti

Post più popolari