Tempo sospeso

Il tempo sospeso è una mia invenzione.
Quando ho avviato questa osteria, in questi locali, precedentemente, costruivano sospensori.
Si, proprio quelli usati da alcuni sportivi per tutelare i testicoli da probabili urti, tipo i portieri di calcio o pallamano, pugili e anche per chi ha problemi di natura andrologica.
Insomma, non sapevo.
Non sapevo dare un nome a questa attività per me molto nuova. Così l'idea della sospensione mi è sembrata adatta.
Tempus fugit, lo si capisce invecchiando, soprattutto di fronte allo specchio.
Ma nella testa no, proprio no.
Nella testa, se ti concentri, puoi addirittura annusare certi profumi che hai annusato un'infinità di anni prima, ricordare il rumore che faceva quel motocarro buffo a tre ruote che non era un Ape Piaggio ma una marca che non ho mai saputo, ma di cui ricordi il picchiare forte dei pistoni e il volante parallelo al parabrezza così dritto, senza inclinature.
Puoi ricordare quella particolare sensazione la prima volta che una mano altrui ti frugava nelle mutande con una perizia che adesso pare maldestra.
Nella testa il tempo non fugge e neppure accelera in avanti. In avanti impari a non guardare troppo: ti sei già fatto troppe volte male a guardare troppo oltre.
Resti fermo al posto, in sospensione, appunto; pronto a scattare o guardare indietro, ma ben cosciente di trovarti esattamente in quel posto in quel preciso momento.
E impari a comprenderlo quel preciso momento, impari a viverlo per ciò che quel momento ti offre, per il sapore che ha.
Per memorizzarlo.
Tra qualche nuovo tempo fuggito, questo preciso momento avrà esattamente questo profumo, quest'intensità e allora, dietro ai tuoi occhi lacrimosi per la cataratta, con quei profumi e quegli istanti, eviterai gli specchi, ignorerai la schiena ricurva e una statura fisica che non è più la tua;  così, come se nulla fosse, con un sorriso, farai ciao a tutto, sapendo che altro ha preso il posto di te allo specchio ma non nel tuo spirito.

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