I gesti

Mi piace credere che da qualche parte ricomincerò, potrò sentire il rumore della macchina del caffè che fa il primo della giornata, Mario che tira su con il naso dopo il sorso di sambuca, i vetri della porta d'ingresso instabili nelle loro guide ad ogni ingresso o uscita.
Mi piace credere che questi gesti non sono delle casuali conseguenze giornaliere ma il dovuto alla mia presenza in questa vita. Penso che non sono io a volere questa vita fatta così perché io non sono senza la mia vita é lei che decide.
Sapeva già, prima che nascessi, quali sarebbero stati i miei gesti e perché proprio quelli.
Quando mi capita di chiudere gli occhi, in piedi dietro il mio bancone di oste, intanto che il locale si anima di gente che cerca solo di nascondersi, proprio in quel momento, vedo che nella penombra delle mie palpebre si stampano delle immagini in silhouette che rimangono lì per un po' e poi svaniscono come il ricordo di qualcuno che non c'è più.
Mi piace credere che ricomincerò da qualche parte senza più serrare gli occhi, senza ombre come negativo di una foto mai scattata.
Mi piace credere che in fondo non serve molto per stare qui, dietro a questo bancone, non servono le tazzine e i cucchiai, la gente che li usa e i soldi che ti pagano.
Credo che basti solo respirare piano e lasciarsi perdere.

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