Luna bella e vino buono

 Quando si parla di memoria, si sa esattamente di cosa si parla?

Da ciò che ascolto, qui dietro il mio bancone d'osteria, pare più una gara a chi ricorda che avere un'attitudine alla memoria.

Ricordare scalda, il ricordo trasfigura i fatti, fa emergere il buono.

Ricordo i miei anni giovanili con il fastidio provocato da un periodo che non mi sono goduto a dovere, dove era maggiore la mia difficoltà d'inserimento sociale, dove avevo pensieri molto più elaborati dei miei coetanei che mi facevano stare ai margini; e ricordando questo ricordo, così formulato, a quel fastidio sono grato per ciò che sono adesso, come se il malessere di domeniche solitarie, di difficoltà d'approccio all'altro sesso, di parole usate con cura e spesso derise, della mia disaffezione all'istruzione scolastica e il conseguente carico d'ignoranza cumulato...fossero di colpo cancellate da un presente conscio e soddisfacente. 

Un po' come se i ricordi fungessero da giustificazione morale.

I ricordi, per me, sono meramente un passato che non torna, un fatto privato di ciascuno, una sorta di galleria fotografica a cui dare uno sguardo cercando di cogliere qualche emozione; e come tutte le gallerie fotografiche, non perché fotografie, sono necessariamente stilisticamente belle e artistiche: sono immagini, tutt'al più.

Ciò che non è privato è invece la memoria, o per meglio dire, ha una sua connotazione più cosmica e totale, viene ben prima dei ricordi e cristallizza il sentito di ciascuno e la sua collocazione nel mondo e riguarda la coscienza, singola e collettiva.

Molti filosofi hanno trattato questo tema, ciascuno con la sua visione e teoria, a riprova che questo tema ha molto a che vedere con l'identità e la caratterizzazione che trasportiamo nel nostro percorso terreno.

Per Tommaso D'Aquino : " la memoria riguarda la sensibilità e il tempo passato quindi l'anima sensitiva, non quella intellettiva, può cogliere i ricordi ma, poiché vi è sempre coscienza nel ricordare, la memoria consiste nel conservare in potenza gli universali delle cose conosciute i quali si tradurranno in atto con i sensi"

Per Cartesio: "  il ricordo ha una consistenza corporea tale che si imprime con passaggi successivi nel cervello «Secondo che la loro azione è più forte, dura più a lungo o è reiterata più volte» formandosi così le idee corrispondenti a tali "tracce" «senza che la presenza degli oggetti cui esse si rapportano vi sia richiesta" 

Si può andare avanti a lungo e ci si può documentare su questo, non sono un filosofo e ho scarsa cultura per recitare passaggi di ciascuno di essi.

Rifletto su di me e ciò che ascolto dalla mia posizione privilegiata di Oste.

Ascolto molta rassegnazione e un rincorrere la  nostalgia del ricordo in molti, neppure troppo anziani.

Di rado ascolto lucide narrazioni di memoria, di contestualizzazioni di fatti, della loro storicizzazione; da tempo, e nell'ultimo ventennio in particolare, ascolto parole d'odio, di arroganza, le leggo sui giornali, transita per le televisioni, le radio, internet. Vedo accettazione silente, consumo vorace di ogni cosa, nessuna assimilazione per lenta masticazione.

La parola d'ordine è " competenza" o "competizione", l'ingordigia del consumo e del possesso, la sfacciata presunzione di chi asseconda il Potere, di chi nel denaro misura la felicità.

Personalmente la memoria mi aiuta a stare alla larga da tutto questo mangiarsi a vicenda, da questo uso indiscriminato e criminale della paura, e pur a fatica, mi fa scorgere il senso della felicità, per quanto non così manifesta.

I miei ricordi, in compenso, li tengo per le serate di luna bella e vino buono.



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