La paura

La paura è una forma di protezione che quasi sempre inibisce lo sviluppo e ogni tanto salva.

Ci si salva dalla morte e da un grande dolore, per il resto, non servono salvezze ma atti di coraggio.

Salvarsi dalla morte, a ben vedere, è un'ossimoro, una mistificazione del vero, perché dalla morte non solo non si scampa ma soprattutto non la si comanda; tuttalpiù, la si rimanda di un po' e così i grandi dolori si può provare a prevenirli, sviarli, ma senza di essi non misureremmo mai il nostro livello massimo di resistenza che poi è il passo precedente alla morte, della quale, abbiamo detto l'ineluttabilità.

Allora, tutta questa paura?

Di provare nuovi percorsi, agire un pensiero o un sogno, ribaltare ogni cosa e ripartire da zero, avere incertezze/dubbi/debiti ?

Cosa  spaventa realmente? 

Cosa, molti, cerchiamo di proteggere di noi, del nostro presunto o presumibile "essere": lo status, la forma, la convenienza?  O semplicemente la nostra inadeguatezza malcelata?

Però la paura è uno splendido strumento di controllo delle persone e delle loro anime, consente l'azione dei pochi sui molti anche quando questi ultimi hanno la certezza di essere padroni del proprio destino, soprattutto quando sono in questa convinzione, sono ancora più permeabili alla paura e il suo controllo.

E' uno strumento formidabile, un cecchino infallibile, il papà dell'immobilismo, del ricordo radicato ed elevato a metro di misura, è la tacita adesione al branco.

Ogni giorno ci viene somministrato un goccio di paura, attraverso parole malsane, atteggiamenti cruenti, pensieri indotti, e quasi sempre lasciamo fare, vuoi perché non abbiamo cura di fermarci un secondo a riflettere, vuoi perché troppo impelagati nel sistema per saltarne fuori.

La soffochiamo, la paura, o la ribaltiamo a nostra volta su altri per sentirci meno soli oppure le soccombiamo.

Comunque vada, lei, come la nostra ombra, ci sventola intorno ad ogni mutar di luce.



Commenti

  1. la paura non è sempre sinonimo di vigliaccheria. A volte è saggezza

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