Pietanze

Ci sono pietanze per tutti i palati e quando si ha fame, ma fame davvero, non le si considerano neppure più pietanze ma necessità.
Le pietanze sono uno spazio ben definito con aspettative certe, talvolta s'immagina già dal nome il sapore che avranno.
Un po' come le convenzioni e le abitudini: a lungo andare gli attribuiamo un ruolo e persino un sapore. 
Il divano di fronte la tv, l'orario di lavoro, la cena, un compagno/a, pisciare, cibarsi a quell'ora, vestirsi per l'occasione o per la moda...
Bene o male ritualizziamo un po' tutto.
Ci conforta e ci tranquillizza.
A me tranquillizza il rumore come una cascata della serranda quando la tiro dall'alto al basso la sera e chiudo a chiave.
Ma se si ribaltasse tutto?
Se ogni sera la serranda avesse un suono differente? o non si chiamasse "serranda" e non fungesse a quello scopo e pure essa ogni giorno cambiasse il suo ruolo? cosa faremmo?
Un po' come la fame, ne faremmo necessità, probabilmente.
Mi viene in mente questo pensiero intanto che osservo al tavolo in fondo questi due uomini che sembrano ragazzi, ma sono uomini, discutere di qualcosa e con una certa animosità.
Sembra ciascuno sia su una sua propria posizione e non intenda da lì scostarsi di un passo.
Si sbracciano, muovono le dita puntando qualcosa nell'aria, a turno si sporgono dalla sedia verso il centro del tavolo, a pochi centimetri dal viso dell'altro.
Intanto bevono: uno del vino l'altro un amaro.
Chissà che si dicono davvero.
Probabilmente non hanno una necessità altrimenti avrebbero già smesso e parlato d'altro.
Almeno la penso così.
E' un po' come ai funerali di qualcuno conosciuto dove la presenza della morte ci rende necessariamente più realisti e ci promettiamo di non perderci di vista e di restare in ascolto dell'altro.
Ma poi tutto passa e si ritorna alle pietanze già servite sul piatto dell'abitudine.
E non ci sia scolta più.
Almeno sino al prossimo funerale.

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