Armando e il sol dell'avvenir

Si chiama Armando, una quarantina d'anni, l'aspetto curato e modi cortesi.
Da qualche tempo passa qui da me, a volte con qualcuno altre da solo.
Mi saluta per nome, con garbo, si siede su uno degli sgabelli ai tavoli e ordina qualcosa: un caffè, un bicchiere di bianco, una Sambuca...a volte arriva con un cartoccio di fritti.
Si siede lì, mangia e beve, scambia qualche parola, spesso in dialetto e poi va per i suoi passi, salutando gentile.
E' chiaro a tutti che la mia Osteria non è esattamente un locale alla moda per giovani.
E' soprattutto la mia corazza e rifugio ed è ancor di più uno spazio esente da realtà per i non molti avventori.
Star fuori dalla realtà, per molti di loro, è un sollievo.
Armando invece, non me lo spiego qui.
Ha l'età della realtà, i modi e i gesti del suo tempo, ha un sorriso che ai più, qui, manca.
Ha questa voglia di dialetto tra le labbra che mi sorprende, proprio perché fuori da questo tempo.
Ieri pomeriggio commentavamo un fatto di cronaca: la morte di Fidel Castro: l'ultimo rivoluzionario.
Molto semplicemente, Armando, ha commentato l'aspetto dittatoriale del personaggio, i suoi lati orribili tra privazione della libertà e violenza al suo popolo.
Io mi sono inalberato!
Ma come?? Il solo rivoluzionario che ha avuto, lui e il suo popolo, le palle di non sottomettersi all'imperialismo statunitense, che ha dato dignità, pur nella povertà, al suo popolo costretto a imbarco dall'Occidente...tu, ragazzino, me lo metti sullo stesso piano di un Mussolini qualunque?
Armando m'incalza, dicendo che se si è anti fascisti non si possono accettare alcun tipo di dittature.
Che il Socialismo, di cui orgogliosamente parlavo, è lettera morta.
Anche il Capitalismo, ribatto io, è lettera morta: hanno perso entrambi.
Silenzio.
Silenzio.
Abbiamo perso tutti.
Non c'ho dormito stanotte.
Il senso di vuoto o peggio, di un nuovo senza connotati, mi ha destabilizzato.
Armando mi ha spiazzato, perché non è da nessuna parte.
Io e molti della mia età, abbiamo sempre avuto necessità di una parte, un luogo in cui riconoscerci.
Oggi non so dove stare.
L'Osteria è una specie di porto franco per me. Ma è collocata in uno spazio che non riconosco più, nel quale mi son perduto, evidentemente.
Armando, accidenti a te!
Ti dovrò offrire un bianco appena ritorni, ma dimenticati ti dia ragione: sarebbe troppo!
Già il senso di fine corsa è il mio compagno abituale di viaggio che ricredermi sarebbe ancor troppo faticoso.
Bisogna essere quando si è e poi aver la dignitosa possibilità di ritirarsi senza dare impiccio: un lusso in questi tempi.
Qualcosa è stato, qualcosa sarà.
Armando è e diverrà.


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